Nel panorama dell’arte contemporanea ho una predilezione per la videoarte della quale i due artisti più rappresentativi sono Bill Viola (del quale vi parlerò in un altro articolo) e Pipilotti Rist. In quest’articolo vi parlerò di Pipilotti e delle sue opere più significative, non tutte purtroppo, vista la lunga e prolifica carriera. Inizio con la mostra tenutasi a Zurigo nel 2016.
Una mappa e una piccola torcia per leggere al buio, questo il materiale consegnato al visitatore prima del suo ingresso nella mostra che il Kunsthaus di Zurigo ha dedicato all’artista svizzera Pipilotti Rist (Grabs, 1962). Subito dopo, il passaggio dalla luce naturale al buio e alla moltitudine di luci e colori artificiali che hanno trasformato uno spazio di 1400 metri quadrati in un enorme ambiente dalle atmosfere visionarie.
Qui ci si muove in un labirinto di videoinstallazioni, senza seguire un percorso cronologico né d’altro tipo, ma semplicemente vagando, catturati dalle immagini e dalla musica. Do Not Abandon Me Again (2015) è un letto matrimoniale su cui ci si può distendere per farsi colpire dalle immagini proiettate dal soffitto.
Non sono solo le immagini a suggestionarci, ma anche la musica, usando come colonna sonora dell’installazione brani noti di famose band e cover rivisitate come Wicked Game di Chris Isaak:
Un’ampia porzione dello spazio espositivo del Kunsthaus è stato occupato da grandi proiezioni di immagini in movimento: animali, frutta, foglie, l’universo naturale che l’artista reinventa attraverso la tecnologia. Il dialogo tra natura e tecnologia è ben esemplificato in una delle opere realizzate appositamente per la mostra al Kunsthaus. Si tratta di Pixel Forest: 3000 lampade LED, sospese al soffitto e sincronizzate ognuna con un segnale video, creano una foresta artificiale che cambia costantemente aspetto. Anche qui siamo invitati a una sorta di esplorazione naturalistica, entrando nell’opera e attraversando lo spazio. L’artista ha definito Pixel Forest «uno schermo esploso nella stanza».
Il design impeccabile di Rist presenta innumerevoli proiezioni e schermi video, spesso nascosti in oggetti comuni, come borse o lampade. Entrando nello spettacolo, gli spettatori si fanno strada attraverso le pareti illuminate con immagini di pecore, scene montane pastorali e disegni vettoriali geometrici. Do Not Abandon Me Again (2015) presenta una visione dello spazio esterno proiettata su un letto anonimo. Al centro della mostra è il famoso Cape Cod Chandelier (2011) di Rist, che proietta due video astratti su indumenti intimi raccolti dalla famiglia e dagli amici dell’artista. Può essere difficile dire quali opere qui siano nuove: il technicolor sublime di Rist avvolge e unifica la mostra in modo sublime, anche se il corpo dell’artista, in confronto a precedenti lavori, scompare gradualmente. Ma il tratto distintivo di Rist è la preferenza per la sua espressione, caratterizzata dall’ispirazione alla natura nei suoi quattro elementi, soprattutto per l’acqua, dell’estetica dei video artisti e dei creatori di social media di oggi.
Pipilotti Rist, Cape Cod Chandelier, 2011, installation view at Kunsthaus Zurich, 2016. Courtesy: the artist, Hauser & Wirth and Luhring Augustine; photograph: Lena Huber
Questa retrospettiva permette di vedere e immergersi nell’opera di Rist, risultato di una combinazione di immagini bucoliche con il corpo femminile, immagini che proiettano accomunando, il ‘naturale’ con il ‘femminile’ – due concetti che sono ancora frequentemente fraintesi. Come la natura così il corpo femminile sono oggetti di una idealizzazione; su questi due temi si costruisce una cultura dello sfruttamento e violenza. Il lavoro di Rist attesta un’autentica lotta della donna per acquisire l’amor proprio e per portare egualmente lo stesso rispetto e amore verso la natura. Donna e Natura formano un unico “corpo sublime”. Importante per la comprensione di questa visione sono le facoltà di lentezza e profondità di sguardo e di animo.
L’esempio è dato nel video che l’artista ha realizzato qualche tempo fa in una grande installazione in esclusiva per il MoMA di New York, intitolata Pour Your Body Out (2008 – 2009). In questo lavoro Pipilotti, nell’atrio del secondo piano, aveva letteralmente invaso ogni parete di proiezioni, mentre al centro dello spazio era stato realizzato un enorme divano circolare, circondato da tappeti, sul quale era possibile accedere soltanto a piedi nudi.
Nei video si poteva assistere a una sorta di rito di baccanti, con uomini e donne che danzavano in estasi immersi in una natura lussureggiante. L’installazione che è stata un evento di grandissimo successo, è quella tenutosi in occasione della chiusura della mostra, Yoga at the MoMA, momento molto emozionante, con una lezione gratuita di yoga di un’ora tenuta da Elena Brower, fondatrice di Virayoga, un vero e proprio punto di riferimento per questa pratica negli Usa e conosciuta a livello internazionale. Circa 150 persone hanno dunque potuto assistere alla mostra e allo stesso tempo esercitarsi, coinvolti in una esperienza dalla formula inedita. I posti disponibili sono andati esauriti in pochi minuti dalla pubblicazione online dell’evento e le richieste per poter accedere sono state diverse migliaia.
Pipilotti ha ripreso Elena Brower, da sola, mentre si muove immersa dalle immagini dei suoi video, con una colonna sonora incredibile. Il risultato è davvero meraviglioso:
Musica “To Build A Home” di The Cinematic Orchestra